Un'Europa divisa in due
In 6 Paesi su 28 il matrimonio gay è vietato dalla Costituzione
È ricca di sfumature la mappa dei diritti delle famiglie arcobaleno nell’Unione europea. Con due blocchi agli antipodi: da un lato i Paesi nordici - Danimarca, Svezia, Finlandia - i primi a riconoscere i diritti delle coppie omosessuali in forza di leggi approvate dai rispettivi Parlamenti, senza bisogno di ricorrere alle sentenze dei tribunali o delle Corti costituzionali. Sul fronte opposto i Paesi dell’Est, tra gli ultimi a entrare nell’Europa a 28: Bulgaria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia, che non riconoscono le unioni civili tra persone dello stesso sesso e non prevedono alcuna disciplina né tutela dei rapporti di filiazione omoparentale. In mezzo le nazioni - Francia, Regno Unito, Spagna, Portogallo, Irlanda, Lussemburgo, Olanda, Belgio - che hanno scelto la via della piena uguaglianza in tempi più o meno recenti. L’Italia, invece, ha introdotto le unioni civili tra persone dello stesso sesso soltanto nel 2016, con la legge n.76, ponendosi parzialmente nel solco di esperienze come quella austriaca o quella tedesca, dove l’estensione delle adozioni è stata resa possibile anche per l’intervento dei tribunali.
Quanto alle adozioni gay, a grandi linee la situazione riflette l’indirizzo dei diversi Paesi in materia di unioni civili tra persone dello stesso sesso. Maggior tutela in Nord Europa e negli altri Paesi che riconoscono le unioni civili, assenza di diritti nell’ex blocco dell’Est. In Italia, in assenza di una legge sulle adozioni congiunte e sulla cosiddetta “stepchild adoption” (adozione del figlio del partner), la tutela delle famiglie arcobaleno e dei loro figli resta a macchia di leopardo e affidata alla buona volontà dei giudici.
Sono 12 i Paesi che non permettono agli omosessuali di adottare
A partire dal 2014, il Tribunale per i minorenni di Roma ha inaugurato un orientamento, che si è concretizzato in alcune sentenze alcune delle quali passate in giudicato, in forza del quale è stata riconosciuta l’adozione del figlio del partner in coppia omosessuale. Tale propensione è stata confermata nel maggio 2016 dalla Corte di Cassazione. A febbraio 2017, per la prima volta in Italia, un tribunale (la Corte d’Appello di Trento) ha riconosciuto con un’ordinanza il legame non biologico tra due padri (italiani) in coppia omosessuale e i due figli gemelli nati in Canada grazie alla maternità surrogata, riconoscendo la validità del certificato di nascita di uno Stato estero che afferma la doppia paternità. E nel marzo dello stesso anno, inoltre, il Tribunale dei minori di Firenze per la prima volta nel nostro Paese ha riconosciuto due adozioni congiunte ad altrettante coppie di padri. Un’evoluzione non del tutto dissimile da quella della Germania, che ha varato la legge sulle unioni civili nel 2001, riconoscendo negli anni successivi l’adozione coparentale (stepchild adoption) e, in forza di una sentenza del Tribunale costituzionale federale, l’adozione successiva, vale a dire l’adozione del figlio adottato dal partner. Resta preclusa l’adozione congiunta.