“Io qui dentro ci vedo le loro facce”
La Preside dell’Istituto tecnico Einaudi di Chiari (Brescia), Vittorina Ferrari ha organizzato gli spazi della maturità dell’anno Covid per i più di trecento studenti chiamati alla prova orale questa settimana. Distanziamento fisico, sanificazione, termoscanner per tutti. All’esterno delle aule dell’Istituto Einaudi si vedono le serre, i vigneti e gli alberi da frutto, parte delle attività e dei laboratori dell’indirizzo agrario. “Abbiamo perso il 30% degli studenti con la didattica a distanza”, dice la Preside. “Deve essere la nostra priorità a Settembre: recuperare chi si è smarrito perché ha avuto meno possibilità degli altri”. Come Hassen, maturando dell’anno della pandemia, che senza la scuola si è sentito un naufrago in mare aperto
Maria Elisa, che ha accudito i genitori
Maria Elisa ha diciotto anni, anche per lei questo è l'anno della maturità. Ma è anche l'anno in cui per settimane, Maria Elisa, si è presa cura dei suoi genitori, nell'altra stanza, contagiati dal Covid19. Madre e padre attaccati all'ossigeno, una sorella di undici anni da proteggere e la spensieratezza dell'adolescenza che scivola via
Francesca, maturanda della zona rossa
Francesca frequenta il quinto anno dell’Istituto Luigi Einaudi di Chiari, a Brescia. In meno di due settimane, a Marzo, ha perso le due nonne a causa dell’epidemia di Covid19. Non ha potuto visitarle in ospedale, non ha potuto celebrare il congedo con un funerale. “Non riesco ancora a descrivere questo dolore” – dice portando fiori sulle lapidi al cimitero “quando bussano alla porta penso che siano loro”. Anche per Francesca si avvicina la prova della maturità. Oggi quando pensa alla scuola la descrive come una seconda famiglia. La didattica a distanza è stata questo per lei in questi mesi, più dei programmi scolastici, è stata la voce di una professoressa che ti chiama su Zoom per chiedere: “Francesca, come stai?”
Pensieri, poesie e disegni
Cosa è stato l'isolamento per i diciottenni della zona rossa? Le studentesse e gli studenti di Brescia (Ist. Einaudi) e Bergamo (Liceo Secco Suardo) l'hanno raccontato così. Con illustrazioni e lettere, diari e un copione teatrale: “La solitudine”









Audiolettere della capsula temporale
Come racconteresti l’isolamento a un essere umano del futuro? Abbiamo chiesto agli studenti dell’Istituto Tecnico ITC di Vittorio, ITI Lattanzio, di Roma di immaginare di incidere una lettera da riporre in una capsula temporale per descrivere a chi vivrà in un futuro lontanissimo da questa epidemia, cosa sia stato essere ragazzo, studente, maturando, nell’anno del Covid. Le ragazze e i ragazzi hanno risposto così. “Caro essere umano del futuro, ti scrivo dall’anno zero dell’era pandemica…”
CARO ESSERE UMANO DEL FUTURO...
L'ultimo suono della campanella, la camera che diventa il dentro e il fuori, diventa lezione e famiglia, i genitori in prima linea negli ospedali tra i contagiati, le perdite, la distanza da amici e amori e un silenzio che li avvolge, tutti, i ragazzi dell'anno scolastico della pandemia.L'hanno raccontato così, per voci e suoni
MI SENTITE?
Come cambia lo spazio quando diventa costrizione, condivisione forzata? E come cambia il rapporto di un adolescente con la sua famiglia in tre mesi di isolamento? Abbiamo chiesto alle ragazze e ai ragazzi di raccontarsi con dei video, e poi, alla fine del lockdown li abbiamo raggiunti con le nostre telecamere. Qui i loro racconti, tra lettere aperte e composizioni al pianoforte
In una scuola di Chiari
A Chiari, Brescia, l’Istituto Luigi Einaudi è frequentato da 1936 studenti. Indirizzo amministrativo o informatico, socio sanitario, c’è chi studia le tecnologie del legno e chi il marketing. I ragazzi e le ragazze dell’indirizzo agrario curano la serra, le piante e i fiori. Producono miele, coltivano verdure. “La natura non si ferma” dice la preside Vittorina Ferrari “in queste piante vedo i volti dei ragazzi”. A fine maggio, mentre preparava le aule per l’esame di maturità, la preside Ferrari ha eccezionalmente riaperto le porte della scuola a una classe del laboratorio teatrale e alle camere de L’Espresso. I ragazzi hanno potuto salutarsi di nuovo, dopo mesi di isolamento, e salutare l’anno scolastico