Per chi dal continente vuole trascorrere le vacanze in Sardegna o per i sardi che vogliono andare a trascorrere le ferie – mettiamo - sulle Dolomiti, è ancora forte la sensazione di dover affrontare un’avventura. Di avere a che fare con una rete di trasporto ineluttabilmente diseguale, rispetto a quella che consente di muoversi nel resto del territorio nazionale. Soprattutto se - “per disgrazia” - si decida di raggiungere l’isola o il continente senza un mezzo privato. Lo sa bene chi da Roma prende un treno per Civitavecchia, illudendosi di poter arrivare facilmente all’imbarco delle navi per la Sardegna. Un bus dalla stazione di Civitavecchia al porto c’è, ma non è dato conoscere né orari, né il luogo dove poterlo prendere.
I taxi non si trovano facilmente davanti allo scalo ferroviario. Si trovano però su internet una serie di numeri fissi e cellulari, ai quali rispondono operatori NCC, che dalla stazione ferroviaria all’imbarco dei traghetti, per un tragitto di circa 6 chilometri, chiedono 10-15 euro. Se invece si riesce a prendere un bus delle linee del Comune di Civitavecchia si viene abbandonati a Largo della Pace, all’ingresso del porto, nei pressi di una fantomatica “navetta”, di cui molti ignorano, altri ne negano addirittura l’esistenza. “Navetta” che però serve solo i croceristi che si devono imbarcare sulle navi MSC, Costa o di altre compagnie, ormeggiate lungo banchine assai distanti dai traghetti Tirrenia-Moby. Ai non croceristi, una volta scesi dal bus del Comune di Civitavecchia, a piedi se la devono fare: bagagli in spalla, carrozzine, bambini in braccio e cani al guinzaglio, per almeno un paio di chilometri.
Stessa cosa per chi arriva ad Olbia, via nave o in aereo. Al porto, i bus ci sono, ma non sono mai sincronizzati con l’arrivo delle navi. Partono e arrivano come se quello fosse un normale capolinea. Di taxi neanche a parlarne: quelli solo in aeroporto si trovano e le tariffe per luoghi a Sud di Olbia, come Murta Maria, Porto San Paolo, San Teodoro, non sono certo alla portata di tutti. Meno che mai verso la Costa Smeralda.
Dice Paolo Rapone, titolare di una licenza NCC: “Il problema della penuria dei mezzi si risolverebbe dando altre licenze ncc. Il primo porto di Europa, il terzo nel mondo, per numero di passeggeri, dispone oggi di 10 taxi e 5 licenze NCC di cui, una lavora a Milano. Pensi che solo a Ladispoli di licenze ce ne sono 31. In tutto questo, un ruolo importante è giocato dalla lobby dei taxi – aggiunge Rapone – non solo, aggiunga anche che i bus comunali non possono entrare nel porto perché è territorio demaniale (un mistero, aggiungiamo noi) e per un astratto concetto di sicurezza, le persone devono scendere e cambiare mezzo. Un mezzo che però non c’è.