Se l’espressione “genio e follia” rinvia a Cesare Lombroso, (…)
il significato con cui la si impiegava allora era ben diverso da quello sotteso al
titolo della presente collana. In Lombroso il binomio si fondava sulla convinzione
che la follia è un’anomalia e la genialità il risultato di uno squilibrio. (…)
Accostare arte e follia significa quindi vedere il dolore di vivere come un phénomène
humain che può condurre alle più alte espressioni della mente. (…)
Attraverso i propri discepoli, che hanno dimostrato la capacita di creare bellezza e
di appartenere all’arte, la follia ha acquisito la dimensione che oggi si può attribuirle
e che le garantisce un posto dentro la storia.
Se l’espressione “genio e follia” rinvia a Cesare Lombroso – e infatti
il titolo di una sua opera del 1864 – il significato con cui la si impiegava
allora era ben diverso da quello sotteso al titolo della presente collana. In
Lombroso il binomio si fondava sulla convinzione che la follia è un’anomalia
e la genialità il risultato di uno squilibrio. Una concezione che
semmai cercava di togliere dal genio il sublime, e la sacralità, per inserirvi
il daimon, sempre contrario all’equilibrio. (…)
Accostare arte e follia significa quindi vedere il dolore di vivere come
un phénomène humain che può condurre alle più alte espressioni della
mente. (…)
Attraverso i propri discepoli, che hanno dimostrato la capacita di creare
bellezza e di appartenere all’arte, la follia ha acquisito la dimensione
che oggi si può attribuirle e che le garantisce un posto dentro la storia.
Mentre in un passato non cosi lontano era stata ridotta solo a difetto, a
negativo, come mancanza delle caratteristiche e dei principi che definiscono
l’umano.
di VITTORINO ANDREOLI