Intro. Pablo cammina nella casa di via Abba Motto.
Live: Sto percorrendo una strada di campagna. Sono a Massa Finalese, in provincia di Modena. Mi sto dirigendo verso una palazzina gialla abbandonata a tre piani. Ora sto facendo il giro intorno alla casa. Qui è veramente tutto distrutto, ci sono pezzi di vetro… pezzi di piastrelle…
Questa è la cucina. Sembra che ci sia stato un incendio, perché le pareti sono annerite.
Qua ci sono delle scale, guarda... Non c’è praticamente rimasto più niente. Ci sono solo insetti morti, pezzi di lampadario… E’ un luogo veramente spettrale.
Adesso sono in una stanza al primo piano. C’è un rosario per terra. In un angolo c’è un pupazzetto. È una specie di gorilla con la maglietta a righe nerazzurre.
In questa casa effettivamente ci abitava un bambino. Un bambino che, un giorno di 20 anni fa, ha cominciato a vedere dei mostri.
SIGLA
Questa inchiesta a puntate ricostruisce un fatto di cronaca nera avvenuto vent’anni fa in due paesi della provincia di Modena.
Si tratta di Mirandola e di Massa Finalese.
E’ qui che tra il febbraio del 1997 e il novembre del 1998, 16 bambini di età compresa tra gli zero e i 12 anni furono allontanati dalle famiglie, accusate di far parte di una setta di pedofili e satanisti, che abusava di loro e li torturava fisicamente e psicologicamente.
Da questa vicenda sono nati 5 processi lenti ed estenuanti, che hanno scosso queste comunità della Bassa Modenese, portando più di venti persone sul banco degli imputati.
Alcuni genitori e parenti hanno subito dure condanne. Altri sono stati assolti. Altri ancora non hanno mai visto la fine di questa storia, che si è lasciata dietro una lunga scia di morti.
I bambini nel frattempo si sono rifatti una vita in nuove famiglie, oggi sono adulti, hanno tra i 20 e i 30 anni.
Nessuno di loro è più voluto tornare a casa.
Chi invece non è mai riuscito a voltare pagina sono i loro genitori, che continuano a proclamarsi innocenti e che chiedono di poter rivedere i propri figli.
Ora, analizzando la gigantesca mole di carte processuali, documenti e testimonianze a distanza di vent’anni, qualcosa continua a non essere chiaro.
Chi sono realmente questi genitori?
E’ vero quello che hanno raccontato i loro bambini?
Oppure siamo di fronte ad un incredibile caso di suggestione collettiva?
Se così fosse, da cosa potrebbe aver avuto origine? E soprattutto... perché?
Veleno è la storia di una reazione a catena che comincia da un banale sfratto.
E’ il 27 settembre del 1993, un lunedì, quando un ufficiale giudiziario bussa alla porta di un appartamento delle case popolari di via Volta, a Massa Finalese, in provincia di Modena.
Ci abita la famiglia Galliera, cinque membri: il padre Romano, la madre Adriana e i tre figli, che chiameremo Igor, 18 anni, Barbara, 16 e Dario, che ne ha solo tre.
E’ il bambino con cui è iniziata questa serie.
Si tratta di una famiglia molto povera e disagiata, che da tempo non paga l’affitto e che è seguita dai servizi sociali della zona. Ma quella mattina il Comune non vuole sentire ragioni, e i cinque si trovano per strada con la poca roba che hanno, senza sapere dove andare.
Igor e Barbara sono già grandi, ma quello che preoccupa più di tutti è Dario, che è ancora troppo piccolo per andare a dormire in macchina assieme agli altri.
Perciò, Romano Galliera attraversa la strada e va a bussare alla porta di una famiglia vicina, che abita in un villino giallo di fronte.
E’ la casa di una donna. Si chiama Oddina Paltrinieri, vive lì col marito e con due figlie.
E’ un’amica che ha già aiutato i Galliera in passato, e ora Romano le chiede un favore più grande del solito. Prendersi cura di Dario per qualche giorno, finché non avrà trovato una nuova sistemazione.
Live Giulia: Romano Galliera si presenta qui a casa mia con il figlio più piccolo, Dario, che all’epoca aveva tre anni, e mi chiedeva se per favore potevo ospitarli.
A parlare è Giulia, la figlia più grande di Oddina. Sua madre è morta nel 2014 a seguito di una lunga malattia.
Live Giulia: Mia madre ha reagito molto male e lo ha offeso pesantemente mi ricordo, perché…
Live Pablo: Ma cosa gli ha detto?
Live Giulia: Mah, gli diceva che era un idiota e un buono da niente perché non era possibile - nonostante l’aiuto dei servizi sociali - che si fosse ritrovato in mezzo a una strada quando pagava un affitto veramente irrisorio.
Ma per quanto molto schietta, Oddina non ha cuore di lasciare il bambino in quella situazione, perciò accetta di prendere Dario in casa.
E’ una donna molto conosciuta in paese e molto attiva nel sociale. Una di quelle persone che si mobilitano e si rimboccano le maniche.
Dopotutto dice, se un piatto di minestra c’è per quattro, c’è anche per cinque.
Nel frattempo i genitori di Dario si muovono per cercare una nuova casa. Ma il tutto procede un po’ a rilento, date anche le condizioni economiche della famiglia. Romano Galliera è un 56enne che campa di lavoretti qua e là. Non ha uno stipendio fisso e in paese non si parla bene di lui.
Live Giulia: Una persona molto ignorante, che non aveva voglia di lavorare. Non era in grado di conversare normalmente senza urlare o alzare le mani. Sia con la moglie che con i figli.
Questo è Silvio, marito di Oddina e padre di Giulia.
Live Silvio: Aveva poca voglia di lavorare, giocava a carte, trattava male un po’ la moglie, non dava mai da mangiare ai figli. Non aveva niente, se non gli davamo noi qualcosa, non aveva mica niente. Live Giulia: La gente li ridicolizzava quando li vedeva in piazza chiamandoli “la famiglia dei brutti”, perché effettivamente erano tutti magri, denutriti e vestiti male e non erano normali come… come famiglia.
Siamo riusciti a rintracciare Barbara, la sorella maggiore di Dario, che all’epoca aveva sedici anni. Oggi ne ha 40. Ha gli occhi verdi e lo sguardo un po’ malinconico. Ci incontriamo in macchina, nel parcheggio di un centro commerciale.
Live Barbara: Eh, non vivevamo in condizioni molto… come si dice… dignitose, però cioè... anche se eravamo persone povere, però nel nostro piccolo eravamo sempre, sempre uniti.
Live Pablo: Cioè voi eravate contenti che Dario fosse con Oddina?
Live Barbara: Sì, sì, sì, contentissimi, poi era felicissimo, sempre lì che disegnava… poi c’era suo marito Silvio che era… cioè lo viziava. Gli comprava sempre caramelline, che lui diceva “caramelle non ne voglio più” e Dario diceva “e io sì!” (ride)
Silvio dovreste conoscerlo.
Oggi ha 66 anni. E’ un omone grande e grosso con la carnagione scura. Il suo migliore amico è un cane minuscolo e impaurito, che lo segue dappertutto. A vederli sono buffi.
Silvio è un emiliano doc. Burbero all’apparenza, ma che sotto la scorza di cinismo nasconde un animo sensibile. E di quel bambino si era completamente innamorato.
Live Silvio: Gli ho fatto vedere tutto.
Live Pablo: L’hai portato in giro?
Live Silvio: Sì, lo zoo, Pistoia, poi l’ho portato a vedere le navi a Livorno, gli aerei a Pisa, siamo andati al mare, era contentissimo... Quando è andato via mi è dispiaciuto tanto.
Siamo a fine dicembre del 1993.
Dario è con la famiglia di Oddina da tre mesi. I suoi genitori Romano e Adriana grazie all’aiuto di un prete della zona, Don Giorgio, forse hanno trovato finalmente una nuova casa nelle campagne di Massa e contano di sistemarcisi e di riprenderlo con loro a breve.
In questo video girato all’asilo, Dario è inquadrato in mezzo a decine di bambini travestiti da fungo. Aspettano i regali di Babbo Natale…
Live video Babbo Natale: Bimbi dove siete, che non vi vedo?
Live video bambini: Quiiiii!
Live video Babbo Natale: Ma non vi vedo!
E le sorprese ovviamente ci sono anche una volta tornati a casa. Giulia, la figlia grande di Oddina, gli ha regalato una bella giacca rossa, che lui fa vedere a tutti.
Live video Giulia: Fatti vedere che ti prendo qua… come sei bello… fa vedere!
Live video Dario: Sono bello?
Live video Giulia: Sì
Live video Oddina: Mica tanto… Vieni qua che tiriamo su gli occhialini.
Quel 25 dicembre la famiglia Galliera e quella di Oddina e Silvio passano il Natale insieme. Dario sembra felice e spensierato.
Quello che ancora nessuno di loro sa è che da lì a poche ore la vita di tutti cambierà in maniera radicale.
La mattina dopo è il giorno di Santo Stefano. Uno di quelli che Silvio non dimenticherà mai.
Live Silvio: Era il 26 dicembre del ‘93...
E qualcuno bussa alla porta del villino giallo. Giulia va ad aprire. C’è una donna. E’ un’assistente sociale di Mirandola.
Live Giulia: L’assistente sociale si è presentata verso le 9.30-10…
Chiedendo che Oddina e Silvio preparino la valigia del bambino il prima possibile, perché in realtà non tornerà a vivere con genitori, Romano e Adriana.
Per lui i servizi sociali hanno altri piani e un’altra sistemazione: il Cenacolo Francescano di Reggio Emilia, un centro di accoglienza per bambini con problemi familiari.
Sono tutti sotto shock.
Questa è Barbara, la sorella di Dario:
Live Barbara: Dicevano che Oddina non poteva occuparsene, dicevano che non era in grado di stare dietro al bambino, quando una persona del genere, come Oddina non l’avevamo mai trovata perché era di un cuore non grande, ma di più.
Live Pablo: E come stava il bambino?
Live Silvio: Mah aveva la febbre però lei insisteva…
Live Giulia: ...e nonostante avesse visto che il bimbo era malato, non ha cambiato idea per portarlo a Reggio Emilia. Lo abbiamo vestito bene, caricato in macchina e in silenzio siamo partiti seguendo la Panda bianca dell’assistente sociale fino a Reggio Emilia. A Dario abbiamo fatto fatica a spiegare la cosa perché anche noi non sapevamo che cosa stesse accadendo. Per cui gli abbiamo detto che lo accompagnavamo in questo posto per un po’ di tempo. Doveva rimanere lontano da noi ma poi probabilmente sarebbe tornato a casa. Le bugie che si dicono ai bambini perché anche tu non sapevi come comportarti. Poi siamo arrivati a Reggio Emilia e siamo entrati in questo istituto. Ci è venuta ad accogliere una suora…
Live Silvio: Però quando siamo arrivati là che ha visto sta suora lì maledetta, che aveva una faccia anche da cattiva, gliel’abbiamo dato in braccio e l’ha portato via, ha incominciato a piangere, capito?
Live Giulia: Per cui l’abbiamo salutato, abbracciato e… e lasciato lì. Mio padre l’ha presa molto male, amava tanto quel bimbo e sperava in un futuro per lui. E ’ diventato cupo, serio e... è stato male.
Live Silvio: Non è stato un bel 26 di dicembre...
E’ una ferita che quasi un quarto di secolo dopo continua a far male. Silvio non può farci nulla. Gli occhi gli brillano ogni volta che parla di Dario.
Ad appena 3 anni il bambino viene lasciato da solo e senza spiegazioni in un centro che non conosce, a 70 chilometri da casa sua, a 1 ora e 11 minuti di strada.
Troppo lontano per la famiglia Galliera, che già si trova in una situazione economica difficile e non ha nemmeno la macchina.
Il padre, Romano, non se ne fa una ragione. Si incatena davanti alla sede dei servizi sociali di Mirandola. Discute, si arrabbia, minaccia. Ma niente. Per la madre Adriana è un colpo troppo forte.
Live Barbara: Mia mamma è caduta talmente in depressione che non mangiava neanche quasi più perché quando ti tolgono un figlio ti cade il mondo addosso.
I Galliera cercano in tutti i modi di riavere Dario, ma non c’è verso. Il bambino resta nel Cenacolo Francescano di Reggio Emilia per un anno e mezzo, quando i Servizi Sociali gli cambiano casa un’altra volta. Dario, che ora ha 5 anni, viene affidato ad una famiglia della provincia di Mantova, che chiameremo i “Tonini”. Saranno i Tonini a occuparsi di lui d’ora in avanti, anche se Dario effettua dei rientri dalla sua famiglia naturale due weekend al mese.
La famiglia Galliera nel frattempo vive nella casa di campagna che ha trovato grazie a Don Giorgio, il parroco che li ha sempre seguiti e aiutati.
E’ in una palazzina gialla in mezzo alla campagna. La stessa casa dov’è cominciata questa puntata, in Via Abba Motto 19, a Massa Finalese.
Ora, tra le due famiglie non corre buon sangue. E se ci pensate è anche abbastanza comprensibile.
Immaginatevi se vostro figlio fosse portato a vivere da un’altra famiglia contro la vostra volontà, a prescindere dalle vostre colpe. Se chiamasse mamma un’altra donna, e papà un altro uomo. Una famiglia che può dargli cose che voi non potete… probabilmente vivreste col rimpianto e il senso di colpa di non aver fatto di più per lui, e forse anche con un po’ di astio nei confronti di chi la sera gli rimbocca le coperte.
Dall’altro lato, cosa può pensare di voi una famiglia che cresce vostro figlio? Che siete degli incapaci. Degli irresponsabili. Che non siete dei buoni genitori.
E soprattutto come si deve sentire un bambino piccolo come Dario, che ha già cambiato 3 case in 5 anni, e che si ritrova sballottato in una guerra a tre fra i Servizi Sociali, la famiglia naturale e quella affidataria?
Ancora Barbara, la sorella naturale di Dario:
Live Barbara: Eh, si sentiva un po’ scombussolato, perché giustamente, cioè… stai da una famiglia, poi dopo vai dalla tua famiglia naturale, ci stai quei due giorni, poi dopo alle 6 di sera ti vengono a prendere così… Io mi ricordo che lui si attaccava alle tende della cucina perché non se ne voleva andare e noi dovevamo - come si dice - strattonarlo per farlo andare con loro perché te lo venivano a prendere. Lui diceva mamma, mamma, mamma, ma perché devo andare con quelli lì? Perché non posso rimanere qua?
Questa situazione va avanti per due anni, col piccolo Dario che continua a fare la spola tra le due famiglie. Poi, dal febbraio del 1997, i suoi rientri presso la famiglia naturale vengono interrotti bruscamente. Romano Galliera, sua moglie Adriana e i figli Igor e Barbara, non capiscono cosa sia accaduto. Fino alla mattina del 17 maggio, quando i carabinieri si presentano a casa loro con un mandato d’arresto.
Dario li ha accusati di molestie sessuali e di averlo venduto a più riprese a un giro di pedofili tra Massa Finalese e Mirandola.
Se in ogni epidemia c’è un paziente zero, Dario è il bambino zero dalle cui rivelazioni parte il contagio. A parlare, dopo di lui, ci saranno altri bambini di altre famiglie della zona, che daranno il via ad un complesso caso giudiziario, che si protrarrà per quasi 18 anni.
Cosa è successo? Come è successo?
Se ci fate caso, molti eventi storici, non importa quanto grandi, sono nati da piccoli episodi, magari all’apparenza totalmente insignificanti, come una frase di poche parole all’interno di una banale discussione. E’ un po’ il concetto che sta dietro all’ effetto farfalla coniato dal padre della Teoria del Caos Edward Lorenz, quando negli anni ’70, studiando il modello matematico delle precipitazioni meteo, si accorse che bastavano delle minime variazioni nei parametri iniziali per produrre dei cambiamenti enormi. E’ sua la famosa domanda: “Può il batter d’ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas?”.
Beh. A quanto pare sì.
Anche perché, dopo mesi di ricerche su questo tornado che si è abbattuto vent’anni fa nel cuore dell’Emilia, siamo riusciti a risalire al battito d’ali che lo ha generato.
Seguitemi. Ci ricordiamo i personaggi, giusto?
Dario Galliera, figlio di Romano e della moglie Adriana, affidato temporaneamente alle cure dei vicini Oddina e Silvio, e poi al Cenacolo Francescano, viene infine assegnato alla famiglia Tonini, marito moglie e due figli. Ok?
Pochi mesi prima dell’arresto dei Galliera, la famiglia Tonini - gli affidatari di Dario - avevano iscritto il bambino alla scuola elementare del loro paese. Per i primi mesi sembra andare tutto bene e Dario rientrava dalla famiglia naturale due weekend al mese.
Ma un giorno la maestra, nel corso di un colloquio, aveva fatto notare alla signora Tonini che il bambino le aveva raccontato una cosa un po’ strana: durante i rientri presso la famiglia naturale, il fratello maggiore Igor faceva degli “scherzi sotto alle coperte” alla sorella Barbara.
Siamo riusciti a trovare la maestra, che a vent’anni di distanza si ricorda si ancora perfettamente di quell’episodio e di quelle parole.
Live Pablo: Ma così, cioè, era venuto fuori durante una conversazione…?
Live Maestra: Durante una conversazione, durante una conversazione, mentre stavo correggendo a lui alcune cose, che aveva il quaderno lì.
Live Pablo: Se n’è uscito con questa frase.
Live Maestra: Sì.
Live Pablo: Ok
La signora Tonini dunque si era preoccupata e aveva avvisato subito la psicologa dei Servizi Sociali di Mirandola che da tempo seguiva Dario. Si chiama Valeria Donati. E’ un nome che dovrete tenere a mente, perché la sentirete citare molto spesso nel corso di questa serie.
La mamma affidataria era stata immediatamente sentita dalle forze dell’ordine. Ho qui il suo verbale.
La donna aveva raccontato che in quel periodo Dario sembrava molto in difficoltà, quando tornava dai weekend presso la famiglia naturale. Balbettava, non mangiava, guardava fuori dalla finestra senza dire nulla, ed era calato nel rendimento scolastico.
“Fui io a un certo punto ”, aveva detto la Tonini, “a chiedergli se quelle cose fatte a Barbara, erano state afflitte anche a lui da Igor. Dario mi disse di sì.”
La mamma affidataria di Dario aveva insistito molto col bambino per farsi raccontare tutto e dopo qualche mese, il piccolo si era finalmente aperto. Le aveva raccontato che Igor abusava di lui.
E qualche giorno dopo le aveva detto che anche il padre Romano gli faceva le stesse cose, e che gli aveva intimato di non dire niente a nessuno, altrimenti gli avrebbe fatto ancora più male.
“I racconti sono finiti in quel momento” , ha dichiarato la Tonini nel verbale, “e Dario ha incominciato a stare un po’ meglio.”
Il bambino era stato portato da un medico legale per cercare segni di abusi. Non ce n’erano. L’esito era negativo.
Poi era stato sottoposto ad un esame diagnostico psicologico, nel quale era emerso che non aveva capito bene cosa fosse accaduto - è normale, aveva solo 6 anni – ma secondo la psicologa dei Servizi Sociali Valeria Donati, i suoi racconti era carichi di angoscia e di paura della morte.
Dario però non aveva fatto riferimento solo al padre Romano e al fratello Igor, ma anche alla madre Adriana. L’unica a restare fuori dalle sue accuse era sua sorella Barbara. Anzi.
Nella relazione che i Servizi Sociali avevano fatto al tribunale appariva preoccupato per la sorella, e aveva chiesto alla psicologa di aiutare anche lei, perché Igor le faceva “degli scherzi che le fanno male”. E’ accaduto davvero? L’ho chiesto a Barbara.
Live Barbara: Allora, intanto mio fratello non m’ha mai fatto del male, assolutamente. Se c’è stato un attimo magari che può aver visto che mio fratello m’ha preso contro al seno perché stavamo giocando, ma non è mai successo che lui abusasse di me, assolutamente no.
Live Pablo: Dario ad un certo punto comincia proprio ad accusare tuo fratello, no? A parlare di vederlo nudo, “mi faceva toccare”, “mi chiedeva di toccarsi”, fino proprio a parlare di veri e propri abusi che poi ad un certo punto hanno coinvolto anche tuo papà e tua mamma…
Live Barbara: Qualcuno gli avrà fatto qualcosa, però non noi. Cioè noi della sua famiglia naturale no.
Ma dopo l’arresto Igor, messo alle strette dagli inquirenti, racconta una versione diversa da quella di Barbara. Ecco cosa dice a verbale:
“Effettivamente alcune delle cose riferite da Dario sul mio conto sono in parte vere... E’ che io e Dario ci siamo toccati reciprocamente, ma è stato lo stesso Dario a chiedermelo.”
Poi prosegue:
“E’ vero che nel letto ho allungato le mani verso mia sorella Barbara, ma ho smesso subito di farlo, poiché mia madre mi ha rimproverato. Per quanto riguarda possibili abusi di mio padre verso Dario, non ne ho conoscenza diretta. Ho solo il ricordo del seguente episodio: una notte, quando io già dormivo da un po’ di tempo, e Dario era in camera da letto con i miei genitori, ho sentito lo stesso Dario che si lamentava, e pregava mio padre di “lasciarlo dormire”.
Sembra che qualcuno in questa famiglia stia mentendo. Ma chi? Barbara? O suo fratello Igor?
I genitori Romano e Adriana, entrambi in carcere, negano tutto. Ma ormai il dubbio si è insinuato anche nel paese e tra le persone vicine ai Galliera. Come Giulia, la figlia di Silvio e Oddina.
Live Giulia: Non sapevo più cosa pensare perché avevo già improntato una mia idea su di loro che a quel punto era crollata… Mi è venuto il dubbio che Dario sia stato veramente abusato dalla famiglia...
Chi su questa vicenda aveva sempre avuto parecchi dubbi era un certo Don Ettore Rovatti, un prete di Finale Emilia che negli anni ha conservato nel suo archivio personale tutti i documenti riguardanti la storia che vi stiamo raccontando.
Sto parlando di anni di inchieste giudiziarie, di perizie, interrogatori, arringhe difensive, sentenze di condanna e di assoluzione. Il caso per lui era diventato un’ossessione, anche perché conosceva molti degli imputati e si era convinto che in questa storia non ci fosse nulla di vero, e che i bambini si fossero inventati tutte le accuse ai propri familiari.
Don Ettore è morto nel 2015. Ma grazie ad Antonella, una sua parrocchiana, siamo riusciti ad avere accesso al suo archivio.
Live Pablo: Siamo con Antonella e stiamo adesso per entrare… in un convento?
Live Antonella: No, no, è la canonica.
Pablo: Ok… a cercare l’archivio di Don Ettore.
Live Antonella: Esatto.
Entriamo
Live Antonella: Eccoci, salve, io sono Antonella, lui è Pablo…
Live Pablo: Buongiorno…
Live Antonella: Abbiamo il permesso di Don Daniele di recuperare documenti qui e nell’archivio di Don Ettore.
Live Prete: Va bene
Live Antonella e Pablo: Grazie.
Raggiungiamo una stanzetta al secondo piano. Ci sono un vecchio letto di legno e un grosso armadio a muro
Live Pablo:...apriamo un po ’ le finestre perché non c’è luce...
Antonella apre le ante dell’armadio…
Live Antonella: Allora… Sposto questo… Qua dentro ci sono i faldoni….
Live Pablo: Urca… tutta sta roba?
Live Antonella: Ce n’è...
Davanti a noi ci sono migliaia di pagine contenute in grossi faldoni impolverati, conservati nell’armadio di Don Ettore. I documenti sono così tanti, che gli scaffali di legno si sono imbarcati sotto il loro peso.
Live Antonella: Allora, questa è la sentenza di primo appello a Bologna più i giornali… Tutti procedimenti penali a carico dei Galliera… Ecco vedi qua ci sono tutto bene organizzato, le foto, le testimonianze...
Live Pablo: Secondo te come stanno la mamma e il papà da quando vi hanno allontanato? E’ vero che pian pianino dopo ti sei ricordato che gli zii ti picchiavano anche? A quali croci eravate legati? Tu di notte piangi o ridi?
Live Antonella: Questo è un documento dove dice: “Dato per certo che gli episodi di pedofilia e di violenza sui bambini sono realmente avvenuti... ci sono stati riscontri oggettivi che non ammettono equivoci.”
Iniziamo a fotocopiare. Ci vorrà un bel po’.
Ora, torniamo di nuovo nella primavera del 1997. Dario, dopo le accuse alla sua famiglia, rivela dei nuovi particolari alla madre affidataria, che preoccupata riporta a verbale: “Nei giorni scorsi ha ricominciato a peggiorare nel suo umore, e a mia domanda se ci fosse ancora qualcosa da raccontare, mi ha riferito episodi riguardanti una certa signora Rosa.”
Ecco che in questa storia entra in scena un nuovo personaggio.
La Rosa di cui parla Dario è un’amica del padre che vive in una casa di campagna fuori Massa Finalese. Romano lo porta spesso da lei, e Dario è costretto a soddisfare le sue perversioni sadomaso. Infatti racconta che questa donna lo obbliga a picchiarla con un bastone, un attizzatoio e degli oggetti di cuoio. E che in casa con lei, mentre avvengono gli abusi, c’è anche un uomo che scatta delle Polaroid.
Quando hanno finito, Rosa dà dei soldi al padre Romano, come pagamento della prestazione.
C’è un problema però. Il bambino è troppo piccolo per ricordarsi i loro cognomi o dove abitino esattamente, e quindi il PM gli mostra delle fotografie, tra le quali Dario riconosce quella di un pregiudicato: si chiama Alfredo, conosciuto a Massa Finalese come Alfredone, un grande amico di Romano Galliera. E come Romano Galliera, non è ben visto dagli abitanti del paese.
Live Giulia: Giocava a carte anche lui, era diciamo amicone di Galliera, nel senso che insieme andavano a organizzare dei piccoli furtarelli per fare giornata e so che è stato in prigione diverse volte nel corso della sua vita e mio padre lo conosceva perché in paese tutti lo conoscevano e non ne parlavano di certo bene perché non era un bravo ragazzo...
Live Silvio: Eh… una brutta persona
Live Pablo: Perché?
Live Silvio: Era un piccolo delinquente. Da bambino a cinque o sei anni o sette pelava i gatti vivi. Poi da grande ha incominciato… ha picchiato anche suo padre… la madre perché non gli dava soldi… è stato in galera... ha fatto tante cose…
E indovinate come si chiama la sua compagna? Rosa. Abitano in una casa in campagna, appena fuori Massa Finalese ed effettivamente nella loro abitazione viene ritrovata una Polaroid, priva delle batterie. Ma nessuna foto pedopornografica. Rosa e Alfredo negano ogni tipo di accusa nei loro confronti.
Silvio, il marito di Oddina, la vicina che aveva ospitato Dario, qualche dubbio però lo aveva. Ha un ricordo molto netto di Romano Galliera, che durante uno dei rientri di Dario, gli aveva detto:
Live Silvio: ‘ dai che andiamo a fare le foto dalla Rosa… per tre, quattro volte che il bambino è venuto qua, capito? La domenica dopo, verso le 3, così, andavano a far le foto là, da ‘sta Rosa. Perché ci sono i cani grossi, andiamo a fare le foto… Che ca… cosa vai a fare là? Cos’è che devi fotografare? Non c’è niente. Qua a tre chilometri c’è una casa in mezzo alla valle, non c’è neanche un albero…
E poi, sì… si dicevano tante cose… Galliera era sottomesso da ‘Fredo’, perché quello che diceva lui Galliera doveva fare.
Il paese mormora. La polizia di Mirandola indaga.
La procura di Modena inizia a seguire la pista di un traffico di materiale pedopornografico. E sta per scoprire che quelli che inizialmente sembravano i crimini commessi all’interno di una povera famiglia disagiata, ora sembrano il modus operandi di un’organizzazione vasta e senza scrupoli.
Sono tornato più volte nella casa di Via Abba Motto, l’edificio abbandonato dove un tempo viveva la famiglia Galliera. Quella stessa casa in cui Dario ha raccontato di essere stato abusato.
I suoi genitori, Romano e Adriana, sono morti dopo anni di carcere. Sua sorella Barbara dice di non aver mai visto né sentito nulla. Dario è l’unico a conoscere il segreto di quella casa. Oggi dovrebbe avere 27 anni, ma di lui si sono perse completamente le tracce.
Dov’è finito? Chissà cosa gli è rimasto di quel segreto dopo tutti questi anni.
C’è solo un’altra persona che lo conosce ed è sempre suo fratello. Igor.
Ho provato a contattarlo più volte assieme ad Alessia, la co-autrice di Veleno. Ci ha sempre detto di no. Lui questa storia se la vuole solo dimenticare.
Poi un giorno, finalmente, ha deciso di raccontarci cos’è successo.
Live Igor: Mai successo niente tra me e mio fratello. E lo confermo. Io a mia sorella feci il solletico. Poi se lui si è immaginato roba magari vista... magari sulla tv... perché noi guardavamo molta tv. Magari metti caso che abbia visto una scena particolare e magari si è immagazzinata in testa, magari quella cosa lì gli è nata da quello, ma io con mia sorella mai.Quando mi hanno arrestato ho letto sopra al foglio dove ti prendono le impronte digitali il perché, e ho letto quella parola lì... ma io di quella parola lì, la parola “pedofilia”, non sapevo cos’era il significato. Me l’hanno detto quando sono stato lì dentro. L’avvocato mi disse “per me tu sei colpevole”. E io giustamente continuai a dire: “Ma io non ho violentato nessuno, io non ho toccato nessuno. Continuai a dirlo ripetutamente. E piangevo, mi ricordo.
Live Pablo: E gli inquirenti che ti hanno interrogato cosa ti hanno detto?
Live Igor: Allora… che mi davano tipo dieci anni, sette anni... però in quell’attimo lì presi paura e tirai fuori la prima cavolata che mi venne in mente... io mi diedi una colpa di una cosa che non ho mai fatto. Avevo paura e volevo farmi poco carcere. A 22 anni sei ancora un ragazzino. Non capivo cos’era il carcere, non capivo cos’erano gli anni, non capivo niente a quell’età.
Live Pablo: Si ma, e che fai, però? Ti auto-accusi di aver abusato di tuo fratello? Se uno è innocente lo dice fino alla fine…
Live Igor: Non è stata la scelta migliore, ma per non star dentro per me è stata una scelta. Io e Dario avevamo un bel rapporto anche perché lui stava abbastanza con me. Non facevamo niente di che.
Live Pablo: Tu hai mai toccato tuo fratello nelle parti intime?
Live Igor: Per lavarlo… Se uno lo lava giustamente è normale che… cioè lo devi lavare un bambino, no?
Live Pablo: Igor però perdonami. Un bambino di sei anni ha raccontato che hai abusato di lui. Perché avrebbe dovuto farlo, fammi capire?
Live Igor: Non lo so. Non avrei mai fatto certe cose davanti a lui. E addirittura sono talmente timido che non mi spoglio neanche davanti a un mio amico dalla vergogna.
Live Pablo: E’ possibile che qualcun altro della tua famiglia gli abbia fatto quelle cose? Per esempio i tuoi genitori?
Live Igor: Non credo. Perché mio padre e mia madre non erano i tipi da fare certe cose. Perché sennò le avrebbero fatte anche a me fin da piccolo. E invece non è mai successo niente.
Live Pablo: Come ti spieghi però che un bambino di nemmeno 7 anni conosca dei dettagli così precisi sul sesso?
Live Igor: Beh, mio padre aveva un po’ di giornaletti pornografici. Ti dico, quando avevo l’età di lui, a 7 anni, cominciai a leggerli. E… non riuscivo a capire subito, però sai, pian piano guardare le figure, guarda una figura oggi, guarda una figura domani, qualcosa impari un po’ nella testa. Può darsi che abbia visto qualche giornaletto... però non c’è solamente lo zampino di un giornaletto. Lì c’è lo zampino di qualcuno.
Ma non sono io...
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