Dal blocco della Lombardia, tra le prime zone rosse del Paese insieme a Emilia Romagna e Veneto, fino al lockdown. Fermare il Paese per arginare la diffusione della pandemia. Nell'arco di un mese come sono cambiati gli spostamenti degli italiani? Ecco la mappa interattiva che mostra quanto è diminuita la mobilità della popolazione
di Marco Belpoliti
Vista dallo spazio la Terra presenta diversi colori, ma quello dominante è il blu a causa dell’ossigenazione dell’atmosfera che la circonda. Il poeta Paul Eluard, ben prima che gli astronauti della NASA la fissassero in una serie di memorabili scatti, aveva scritto nel 1929 che “la Terra è blu come un’arancia”.
Secondo il tempo atmosferico, coperta o no dalle formazioni stratiformi di nuvole biancastre, il nostro Pianeta appare da distante una sfera avvolta dai mari: blu e azzurro sui margini. Nella visione azimutale offerta da Teralytics, a partire dalla data del 23 febbraio una porzione minuscola del Pianeta, l’inconfondibile Stivale, isole comprese, passa in modo progressivo dal giallo punteggiato di rosso all’azzurro.
A ben guardare la mappa degli spostamenti degli italiani si nota già a quella altezza la tendenza alla colorazione azzurra della Lombardia nelle aree attorno a Lodi e territori limitrofi, e in Veneto nella zona prossima alla costiera adriatica. Mentre il cursore della mappa interattiva avanza sciorinando una data dopo l’altra, l’azzurro pallido scivola sempre più verso sud, in Romagna e nelle Marche, come un’inarrestabile colata.
Giorno dopo giorno tutto si tinge di azzurro, seppure tra macchie rosse – le zone montane – e il giallo del Centro Sud ancora molto attivo negli spostamenti. Il 10 marzo la Penisola è infine completamente azzurra e il blu diviene assai intenso dal 15 del medesimo mese. Sembra che un’era glaciale abbia di colpo investito l’Italia, segno d’un raffreddamento improvviso del clima: tutto si è fermato. Il blu è il colore della profondità, il colore preferito dalla stragrande maggioranza delle persone, contrapposto al rosso, che è invece il colore del calore, dell’azione, del movimento e della congestione.
Nel corso della sua storia la Terra ha conosciuto diverse glaciazioni, l’ultima è la cosiddetta “piccola glaciazione” avvenuta tra la metà del XIV secolo e la metà del XIX. L’abbassamento improvviso della temperatura del Pianeta Blu portò a una serie d’inverni molto freddi nell’Europa e nell’America del Nord. Qualcosa di simile sembra avvenire in queste ultime settimane. L’Italia diviene blu marino, profondo come il fondo d’un oceano. La fossa delle Marianne dell’immobilità viaria è il Trentino – blu tendente al nero – e la Valle d’Aosta, le due regioni ai piedi delle montagne. Una macchia compatta scura è il segnale che la stasi è diventata dominante. L’Italia si è non solo virtualmente, ma anche realmente, ossigenata. Le strade sono deserte: statali, superstrade, autostrade e svincoli sono attraversati solo da camion, Tir e autoarticolati, e solo rare autovetture. Le città italiane somigliano sempre più alle fotografie di Gabriele Basilico: vuote e deserte, come se fossero state abbandonate dai loro abitanti fuggiti altrove.
Nel simbolismo medievale il blu era un colore pacifico, il simbolismo contemporaneo, secondo Michel Pastoureau, ne fa un colore neutro. Nella mappa della mobilità congelata questa neutralità non s’evidenzia. Sembra invece che l’Italia sia stata ricoperta di colpo dalle acque, da cui era emersa molti milioni di anni fa per diventare il più bel posto del mondo: il Bel Paese.
L'impatto del coronavirus sulla mobilità degli italiani
di Jaime D'Alessandro
Il movimento è la chiave di ogni epidemia, dice molto non solo di come si propaga ma anche delle nostre reazioni. Quel che state vedendo è un’elaborazione della Teralytics, azienda cofondata a Zurigo nel 2013 dal trentunenne Georg Polzer, sull’intensità degli spostamenti in Italia fra il 23 febbraio e il 25 marzo. Regioni che pian piano diventano azzurre e poi blu, con il crollo della mobilità, e altre dove invece parallelamente il tasso di spostamenti aumenta prima della chiusura definitiva delle attività nel Paese.
“Abbiamo usato i dati delle sim telefoniche di 27 milioni di persone. Dati anonimi, ovviamente”, racconta Polzer. “Da sempre, il nostro lavoro consiste in questo: l’analisi di informazioni provenienti dagli operatori telefonici che la Teralytics è in grado di rendere omogenei e quindi trasformare in un tassello importante per le strategie di aziende coinvolte nel settore dei trasporti. Non è un lavoro semplice, serve un gruppo specializzato, per questo le telco si affidano a società come la nostra”.
La compagnia svizzera, 60 dipendenti tutti attorno ai trent’anni e due sedi principali in Svizzera e Stati Uniti, compie queste analisi usando le informazioni prodotte da circa mezzo miliardo di persone dagli Stati Uniti a Singapore. E ora, con il Coronavirus, ha deciso di dare una mano “per spiegare a tutti quanto può esser pericoloso spostarsi durante una pandemia”, come spiega il confondatore.
Prendete il 5 marzo, l’ultimo picco prima che l’Italia si tingesse gradualmente di blu. Nel Paese gli spostamenti erano in media già calati del cinque per cento. Ma si andava dal meno 33 di Lodi al più 14 di Matera, il più 37 di Cosenza, il più 10 di Perugia. Tre giorni dopo, quando Milano chiude e c’è un’ultima fuga verso il Sud, tutte le regioni sono ormai ferme con un meno 28 per cento sulla media della mobilità prima dell’emergenza sanitaria. Le ultime aree in positivo si registrano il 6: Terni in Umbria, Quartu e Sant’Elena in Sardegna, Avellino in Campania. Il 25 marzo l’Italia è una chiazza blu scuro, anche se con sfumature diverse, e si arriva a meno 71 per cento.
“Ora stiamo proponendo un progetto basato su questo tipo di analisi al governo tedesco”, conclude Georg Polzer. “Quella che vediamo qui è una misurazione dell’intensità degli spostamenti, dunque non una ricostruzione di quanti ad esempio si sono mossi da un punto A ad un punto B”. Ma possono arrivare a quel dettaglio volendo, dando un quadro molto utile a chi cerca di arrestare il contagio limitando i danni.