Se i saloni e le sfilate di abbigliamento maschile lo scorso gennaio avevano decretato l'inarrestabile gran ritorno del formale, sono bastati pochi mesi a rovesciare le fortune a favore dell'informale. Che oltretutto era già stato pensato, prima della pandemia, in maniera nuova, eliminando quasi del tutto le parole streetwear e casual. Un informale influenzato dal ritorno all'eleganza come, d’altra parte, il classico guarda allo sportswear.
In quest'inverno di convivenza con il Covid (e conseguente riduzione della vita fuori casa) si consumerà il sorpasso dell'attitudine informale sul formale. Ma sarà comunque un bel vestire e anche sostenibile. Perfino l'intramontabile denim cambierà volto: più educato, non più strappato, ma di colore compatto e tendente allo scuro, trattato in maniera ecologica. Magari con la sesta tasca sugli intramontabili “cinquetasche” (Roy Roger's) per lo smartphone. Assai utile adesso, visto che il telefono lo si smarrisce più spesso in casa che fuori.
Un esempio di via di mezzo tra formale e informale è il trio giacca in jersey - T-shirt di cashmere - pantaloni jogger (Eleventy). Dello street style non tramonta il parka, corto, lungo o ecologico come l'Eco Arctic Parka della nuova capsule Woolrich. Molta la maglieria, dal maglione norvegese di Gucci al gran ritorno del dolcevita (in cashmere, da Alpha) da portare direttamente sotto il peacot che sostituisce, nell'abbigliamento più giovanile e spigliato, il cappotto.
Stesso effetto con il montgomery o lo scanzonato “Teddy coat” di lana - che sembra un peluche - osato da Dolce&Gabbana. Pantaloni baggy, a gamba dritta, molti jogger. Ai piedi, Chelsea boat, biker, anfibi, stivali da cavallerizzo, con i pantaloni infilati dentro, e sneakers simili a scarpe da trekking. Tra gli accessori, vince sullo zaino la maxi bag a spalla.