di Andrea Frollà
La ricerca scientifica sui materiali ha compiuto negli ultimi anni progressi incredibili, in grado di spostare gli equilibri della ricerca e dello sviluppo di interi settori. A distanza di oltre 40 anni, i primi studi sui materiali compositi degli anni ’80 appaiono non a caso una piccola goccia nel mare magnum di opportunità offerte dai mix di polimeri e altri materiali sviluppati da chimici, ingegneri e ricercatori. Tra la riduzione degli impatti ambientali, i miglioramenti dell’efficienza produttiva e il progresso tecnologico, nella lista dei vantaggi offerti già oggi, e soprattutto in ottica futura, c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Ricerca e sviluppo di Leonardo
Passa sui numeri per leggere le schede
1,8
miliardi di euro
Gli investimenti annuali in ricerca e sviluppo
+9MILA
I dipendenti impegnati nei dipartimenti R&S di Leonardo
10MILA
Gli ingegneri aeronautici, aerospaziali, elettronici, meccanici, informatici e delle telecomunicazioni del gruppo
14%
La quota del Boeing 787 Dreamliner progettata e realizzata da Leonardo. È il primo aereo di linea al mondo caratterizzato da un massiccio impiego dei materiali compositi
Fonte: Leonardo
Negli ultimi anni l’utilizzo dei cosiddetti materiali compositi è cresciuto molto, non solo nel settore aeronautico. Questi materiali nascono come nastri flessibili impregnati di resina, pronti ad attraversare varie fasi di lavorazione. Si inizia con l’intrecciamento dei vari strati, si procede con la rifilatura che dà forma al componente (e che avviene in una “clean room”, ossia in una parte di stabilimento in cui l’aria è filtrata come in una sala operatoria ma grande come tremila stanze d’albergo), si passa poi alla sigillatura sotto vuoto e alla “cottura” a 180 gradi, per poi rifilare il pezzo finale nelle varie componenti (si pensi ai vani dei finestrini nel caso di un aereo). Ora però la ricerca sta tentando di andare oltre, in particolare verso i materiali avanzati a matrice termoplastica: a differenza dei materiali a base di polimeri termoindurenti offrono vantaggi unici, come la deformabilità se sottoposti ad opportuna fonte di calore, la riduzione del peso (pensiamo ancora agli aerei, che consumerebbero meno carburante) e la possibilità di non ricorrere all’autoclave per il consolidamento delle parti.
Il Piano Be Tomorrow
L’obiettivo dichiarato del Piano Be Tomorrow Leonardo 2030, il piano strategico del gruppo Leonardo, è “realizzare tecnologie sostenibili capaci di guidare l’innovazione nel tempo, aprendo anche a nuove possibilità di mercato”. La sostenibilità, l’innovazione e il business sono state di fatto fuse in una traiettoria unica per il futuro, ma tutt’altro che unico sarà il canale di messa a terra di questo obiettivo sfidante.
Gli investimenti costanti del gruppo in ricerca e sviluppo (1,8 miliardi di euro, il 12% del fatturato annuale, con impiego di oltre 9 mila dipendenti) hanno infatti trovato negli ultimi anni un alleato fondamentale nella cosiddetta open innovation, l’innovazione aperta, diffusa e condivisa con altre realtà industriali e istituzionali. L’esempio emblematico di questa svolta strategica è rappresentato dalla creazione di una vera e propria rete di laboratori dedicati all’innovazione, i Leonardo Labs. Si tratta di incubatori tecnologici che supportano il gruppo nella ricerca e sviluppo delle tecnologie più innovative, nell’esplorazione delle tecnologie emergenti e nell’anticipo della futura domanda del mercato.
Finora ne sono stati lanciati 11, ognuno con un proprio focus tecnologico. Tra questi spicca l’Engineered Material Research Lab, focalizzato sullo sviluppo di nuovi materiali compositi termoplastici e sui relativi processi di produzione.


L’innovazione avrà inoltre ricadute
positive sulla produttività perché, non essendoci un degrado nel riutilizzo dei materiali, sarà
possibile riprocessarli più volte. I nuovi materiali avrebbero pure una ricaduta diretta
sull’impatto ambientale e sul consumo delle risorse, dando impulso a un sistema produttivo più
circolare ed efficiente. Come sempre avviene in questi casi avveniristici, chi gioca d’anticipo ha
un vantaggio competitivo e sicuramente ne sa qualcosa Leonardo, che grazie ai programmi da difesa come l’Eurofighter Typhoon ha potuto portare avanti i primi studi sull’utilizzo dei materiali compositi sulla struttura primaria di un velivolo.
L’intuizione di fondo fu tanto semplice quanto lungimirante: la capacità di investire in nuovi materiali sarebbe andata a vantaggio della produzione industriale e avrebbe contribuito a un’industria aeronautica più sostenibile. Ad offrire la grande occasione di sviluppo e consolidamento dell’esperienza acquisita da Leonardo in questo ambito d’avanguardia fu soprattutto la collaborazione con il colosso dell’aeronautica Boeing, che ha visto il gruppo italiano essere protagonista nel più avveniristico progetto dell’industria aeronautica civile, il dreamliner, l’aereo dei sogni.
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Essendo partner dei più importanti produttori mondiali di aerei commerciali, oggi il gruppo italiano è coinvolto e specializzato nella produzione e nell’assemblaggio di grandi componenti strutturali in materiale composito e in metallo tradizionale per velivoli commerciali e da difesa, elicotteri e aerei senza pilota. A sostenere la corsa ai materiali del futuro di Leonardo sono naturalmente gli investimenti in ricerca e sviluppo, ma anche le iniziative di open innovation pensate ad hoc per questo settore in espansione. È il caso dell’Engineered Material Research Lab, il laboratorio che fa parte della rete dei Leonardo Labs e che ha sede nello stabilimento di Leonardo a Grottaglie, in provincia di Taranto, e presso il Material Science Application Center di Solvay a Bruxelles. Il Joint Lab, nato da un accordo tra Leonardo e Solvay, azienda impegnata a sviluppare materiali leggeri ad alte prestazioni, è impegnato esclusivamente sullo sviluppo di nuovi materiali compositi termoplastici e sui i relativi processi di produzione.
Emissioni di gas a effetto serra (GHG) dalla produzione dei materiali
L'innovazione in volo
Il Boeing 787 Dreamliner, gli Airbus A220 e A321, e ancora il best seller turboelica regionale Atr.
Oltre a mettere in fila i progetti più importanti del settore aereo dei prossimi anni, questa lista rappresenta in un certo senso l’emblema del futuro che attende i nostri cieli. La ricerca, lo sviluppo e gli investimenti delle compagnie aeree e dei loro partner industriali stanno aprendo scenari apparentemente impensabili fino a qualche anno fa, a partire dalla composizione degli aerei su cui viaggeremo.
Il Boeing 787 Dreamliner è forse l’esempio più evidente, se non altro perché è il primo aereo di linea al mondo caratterizzato da un massiccio impiego dei materiali compositi. Il progetto ha anche un’anima italiana, visto che il 14% dell’interno della struttura sarà realizzato dal gruppo Leonardo. La sezione centrale e centro-posteriore della fusoliera e lo stabilizzatore orizzontale in fibra di carbonio sono infatti realizzati con impianti, macchinari e processi produttivi di cui Leonardo detiene il brevetto.
Tra gli elementi chiave della struttura dell’aereo spicca il processo di fabbricazione, che permette di integrare la massima quantità di parti in un unico componente, riducendo così le attività di assemblaggio. Altrettanto rilevante è il fatto che la maggior parte della struttura primaria sia composta in materiale composito.
Degni di nota sono anche gli altri contributi tecnologici di Leonardo ai progetti menzionati. Si va dalla produzione dello stabilizzatore orizzontale degli Airbus 220 e dello stesso Boeing 787 Dreamliner, fino allo sviluppo della struttura metallica della fusoliera e delle strutture composite integrate degli impennaggi, ossia delle code degli aerei.


I ricercatori coinvolti hanno un obiettivo preciso: migliorare le caratteristiche meccaniche, di producibilità, di qualità e impatto ambientale nelle applicazioni aeronautiche, aerostrutturali ma anche nel mondo della mobilità, dall’automotive, della difesa e dello spazio. L’asse con Solvay non è però l’unico tassello del mosaico dei materiali del futuro di Leonardo. Ad esempio, il gruppo ha avviato percorsi comuni di collaborazione anche con un grande gruppo italiano attivo nel riciclaggio dei rifiuti, con il supporto di alcune università e alcuni centri di ricerca (Università del Salento, Università di Bologna, il Centro di Ricerche Europeo di Tecnologie Design e Materiali e altre realtà). Del resto, di fronte a una complessità di questo livello nessuna azienda può pensare di poter scrivere il futuro in solitaria. A meno che non si voglia perdere un’occasione che è anche un’occasione di mercato particolarmente favorevole: la domanda di nuovi velivoli è infatti stimata in crescita nel prossimo decennio ed è chiaro che a fare la differenza saranno soprattutto le tecnologie e i processi di produzione, in un’ottica di maggiore sostenibilità. Non a caso, secondo stime di mercato, nei prossimi 10 anni la domanda di materiali compositi nel settore aeronautico si aggirerà tra le 210 mila e le 250 mila tonnellate.
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